Shkaf significa “armadio” e per capire da dove prende origine la costruzione di questo brano bisogna prima capire il cortometraggio su cui questo brano è stato composto e adagiato.
Il corto è di Shranovski, un regista e artista ancora vivente che ha lavorato anche con l’animazione Shkaf è un cartone animato, in parole povere: un cartone animato surrealista, un po' sullo stile di Magritte, sullo stile di Dalì e con qualcosa che ricorda De Chirico. Il corto descrive una vicenda che potrebbe essere riassunta più o meno così: in una stanza un uomo si annoia. Ha un'idea, un'intuizione. Esce dalla stanza e rientra spingendo un armadio fatto così: tra le due ante in legno, troneggia un grande specchio.
L’uomo decide di punto in bianco di prendere i suoi oggetti personali, partendo dalle scarpe, e di spostarli nell'armadio. Stacca dalla parete i cappelli che erano ben disposti su alcuni appendini e li infila nell'armadio. Infine raccoglie tutto il mobilio della sua stanza e li ripone come fatto in precedenza.
L’uomo passa di fronte allo specchio, stacca l’orologio a pendola appeso al muro. In questo momento l’osservatore si accorge che l’immagine riflessa del protagonista è un po’ particolare. Con l'orologio, con il tempo in mano, l’uomo entra nell'armadio e ci si chiude dentro. Il cortometraggio si chiude con l’osservatore che si allontana dalla stanza: questa si rivela essere nient’altro che l’interno di un altro armadio disperso nel nulla.
Marco Lizzeri ha sonorizzato Shkaf utilizzando un elemento molto semplice tratto dalla vicenda per costruire la colonna sonora. Per analizzare questa composizione, occorre soffermarci su due punti molto interessanti. Quando l’armadio entra, spinto dall’uomo, nella stanza, il violoncello esprime una lunga e sinuosa melodia. Analizzando gli intervalli di questa melodia si può chiaramente osservare come siano esclusivamente di Seconda Minore, Settima Maggiore e Quarta Eccedente o Tritono.
Allargando ulteriormente la veduta, si può affermare che l’intero materiale compositivo di questo brano altro non è che il continuo tornare di questi tre elementi. Gli intervalli presi in considerazione hanno delle caratteristiche simmetriche particolarmente interessanti: il tritono è il punto di simmetria immaginario di un’ottava giusta, il perno attorno a cui una nota e la nota stessa ruotano attorno. Seconda Minore e Settima Maggiore invece sono uno l’inverso dell’altro e quindi possono essere visti come la riflessione su un piano orizzontale di loro stessi.
Analizzando l’armonia che il compositore, Lizzeri, utilizza per segnalare il momento in cui il protagonista del cortometraggio stacca un quadro dal muro, possiamo inoltre scoprire come le note presenti (fa naturale e si naturale, mi naturale e la diesis) altro non sono che due tritoni sovrapposti. Questo è il secondo momento più efficace sia dal punto di vista registico che compositivo: dietro al quadro raffigurante nuvole c’è una finestra, e nella finestra si intravedono altre nuvole.
E’ evidente come il tema della simmetria e della specularità diventa centrale non solo nel cortometraggio, ma anche nella genesi melodica e armonica della composizione. Il vero cuore pulsante dell’intera vicenda, nonostante il titolo, non è l’armadio, ma lo specchio: il momento in cui il protagonista si guarda nello specchio è il momento esatto in cui avviene la prima sorpresa narrativa: l’osservatore realizza che l’immagine riflessa dalla superficie non rispetta le leggi della fisica, restituendo un’immagine fisicamente impossibile. E’ uno specchio nello specchio, spiegel im spiegel, musicale, illustrativo e concettuale.
Sintonia