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Il Picchio di Sebastiano De Gennaro by Sebastiano De Gennaro

Cosa poteva essere per l’ominide nella preistoria il suono? La percezione del suono ed il suo utilizzo? Non lo sappiamo, o lo sappiamo in parte. Probabilmente passava attraverso la voce, ma contemporaneamente, e forse prima, era la percussione.
Forza gravitazionale: è in questa attrazione naturale della terra che si spiega e si manifesta il gesto del percuotere, ciò che permette di percepire il peso, la caduta ed il suono. Un processo che sul nostro pianeta si ripete ogni momento, da sempre, e che effettivamente può esser considerato l’origine più remota ed arcaica della musica.

Prendiamo ad esempio un animale, il Picchio. La sua percussione è rapida e precisa come se fosse quantizzata da un software ‘beat detective’, è scandita nel tempo con pause non casuali, il timbro varia se il picchio batte sul legno, sul metallo o sulla pietra; è un linguaggio complesso, so che è estremamente antico eppure suona alle mie orecchie spaventosamente moderno. Così è proprio il percuotere del picchio ad essere la perfetta metafora per descrivere ciò che è questo disco: una raccolta di forme e linguaggi musicali complessi che adoperano il mezzo primitivo della percussione.    
Percussione ed elettronica, un meraviglioso connubio di genesi e sviluppo, il senso del tempo, l’origine e l’evoluzione.

 

Il Picchio, l’imminente terza uscita 19’40”, è un disco a cui pensavo da tempo, un’impresa che finalmente realizzo: raccogliere cinque composizioni per percussione sola ed elettronica di autori viventi ed in attività (alcuni molto giovani) che nel DNA contengano il gesto primordiale della percussione ed il suono evoluto dell’era digitale. Louis Andriessen, David Lang, Edmund Campion, Nikolay Popov ed Enrico Gabrielli (la cui composizione Coppia di Allotropi del 2017 prende forma per la prima volta su questo disco) sono i protagonisti de Il Picchio ed assieme alla loro rara e bellissima musica, hanno dato concretezza a quest’opera il violino e la viola di  Yoko Morimyo, il mix di Roberto Rettura, i disegni di Pietro Puccio, le parole e le idee di Francesco Fusaro.

Sebastiano de Gennaro

The Teeth of the Cow by Sebastiano De Gennaro

George Hamilton Green (1893 – 1970), musician, composer, Foley artist, cartoonist, xylophone virtuoso: the seventh issue by 19'40'' will be dedicated to the music of this gifted, if rather obscure, artist.

But let's start from the beginning, from 1916 America, when George Hamilton and his brother Joe, a musician as well, leave native Omaha (Nebraska) to embark on a tour of their nation that will see them performing a vast repertoire of music, ranging from salon waltzes to show tunes, along with unpredictable reinterpretations of classical and ragtime music. In 1917, the Green Brothers arrive in New York City: George manages to establish himself as one of the most praised xylophone virtuosi of his time, attracting the attention of Edison who signs him to his label. Green's records skyrocket during this period: apparently, his discography sits at around a thousand albums. In the Roaring Twenties, his fame is also helped by the popularity of his song Alabama Moon, graced by the voice of Gladys Rice.

In September 1928, Green records the sound effects of the first short animation film by Walt Disney, Steamboat Willie, where the soon-to-be Mickey Mouse plays the xylophone on a cow's teeth. From then on, the sound of the xylophone would always be associated with the world of cartoons. 

George Hamilton Green was a mysterious genius: as the role of big bands became more prominent during the swing era, his music career progressively faded away. He abruptly gave up with music in 1946, in the middle of a radio session: apparently, he placed his mallets back and just left the studio. But the real surprise came after that episode: Green turned out to be a proficient cartoonist, a new career that would see his publications regularly appear on the Saturday Evening Post and Collier's. He would die Woodstock in 1970.

The Teeth of the Cow will be released on the 7th of December 2018, at 7:40 pm GMT+1. 

George Hamilton Green (1893 – 1970), musicista, compositore, rumorista, cartoonist, virtuoso dello xilofono; la settima uscita 19’40” sarà dedicata alla musica di questo tanto oscuro quanto geniale artista. 

Ma partiamo dall'inizio, dagli Stati Uniti d'America del 1916: George Hamilton ed il fratello Joe, a sua volta musicista, partono da Omaha, Nebraska, per un tour del proprio paese che li porterà ad esibirsi assemblando e suonando un vastissimo repertorio per due xilofoni: valzer da saloon, canzoni popolari, mirabolanti trascrizioni di brani classici, ragtime. Nel 1917 i Green Brothers approdano a New York e George si afferma come uno dei virtuosi dello xilofono più straordinari dell’epoca: Edison lo mette sotto contratto e si moltiplicano così le incisioni che lo vedono protagonista (si dice che esse superino il migliaio). Negli 'Anni ruggenti', la sua fama cresce anche grazie alla canzone Alabama Moon, da lui composta e cantata da Gladys Rice. 

Nel settembre del 1928 Green registra gli effetti sonori del primo cartoon di Walt Disney: Steamboat Willie, dove il futuro Mickey Mouse suona lo xilofono sui denti di una mucca. Da quel momento in avanti la musica per questo strumento sarà per sempre associata all’immaginario dei cartoni animati. 

George Hamilton Green era un misterioso genio: con l’avvento della musica delle grandi orchestre swing la sua carriera comincia ad incrinarsi e nel 1946 decide di smettere di suonare in pubblico. Lo fa improvvisamente, interrompendosi durante una diretta radiofonica, posando le bacchette ed andandosene senza tante spiegazioni. La vera sorpresa arriva dopo questo episodio: negli ultimi ventiquattro anni della sua vita Green si scopre un grande talento del fumetto, comincia una seconda carriera di cartoonist, finendo per pubblicare costantemente le proprie strisce sul Saturday Evening Post e Collier’s. Morirà a Woodstock nel 1970.

The Teeth of the Cow uscirà il 7 dicembre 2018, alle 19:40 ora italiana.

Music for Birds? by Francesco Fusaro

Wow, it's that time already! Yep, time for more shameless self-promotion! We are about to release our third issue by Sebastiano De Gennaro, and we are so excited about it, we thought about sharing with you the (almost) ornithological introduction by our own Francesco Fusaro. If you haven't got yourself a subscription yet, you can still consider buying one directly from our shop. If you subscribe now, you will receive Il Picchio, Histoire du soldat and the next 1 to 4 releases, depending on the subscription of your choice. Now, over to Francesco:

Woodpeckers are the percussionists of birds. They do have their own calls and songs, but those funny flying creatures are definitely infamous for their drumming, which can be surprisingly loud. (Bet their winged neighbours don't get on with them) So the name of Sebastiano De Gennaro's own recording for 19'40'' should come as no surprise, given that he is, in fact, the ‘woodpecker’ of Italian musicians. In fact, the classical-trained, former punk rocker from Brianza (Stendhal's favourite corner of the Peninsula) had already proven his love for Avifauna in the past: Ornithology, out of his underrated All My Robots album, is a tribute to that other environmentalist in disguise, Olivier Messiaen, who penned several birdsong-inspired compositions, including his famous Le réveil des oiseaux and Catalogue d'oiseaux.

In its long history, classical music has had quite a thing for ornithology: from plane imitation (think of Vivaldi's cuckoo in his Concerto in A Major RV 335, or Sergei Prokofiev's quacking oboe in Peter and the Wolf) to sampling (Respighi's I pini di Roma is thought to be one of the earliest examples), birds have extensively populated the work of many composers, to the point that we now have a branch of musicology dedicated to the study of the music of animals, zoomusicology, in which our lovely Avifauna holds a big stake. So, next time you hear a woodpecker distinctive sound, think of it as the latest addition to the family, thanks to Sebastiano De Gennaro (and Louis Andriessen)... “Now give the drummer some!”

Wow, è già l'ora di fare un po' di svergognata autopromozione! Siamo infatti in dirittura d'arrivo con la nostra terza uscita ad opera di Sebastiano De Gennaro e siamo così emozionati all'idea che abbiamo pensato di condividere l'introduzione (quasi) ornitologica che il nostro Francesco Fusaro ha scritto per l'occasione. Se non hai ancora acquistato un abbonamento, puoi sempre pensare a come spendere i tuoi soldi dando un'occhiata al nostro shop. abbonandoti, potrai ricevere direttamente a casa Il Picchio, Histoire du soldat e l'uscita successiva (o le 4 successive, a seconda della tua eventuale scelta). Ora la parola a Francesco:

I picchi sono i percussionisti del mondo volatile. Come gli altri loro colleghi, hanno anch'essi vari richiami sonori e canti, ma sono sicuramente più famosi per il loro martellamento, che sa essere piuttosto rumoroso (c’è da scommettere che non vanno particolarmente d’accordo con i loro vicini di casa). Quindi il titolo della nuova uscita di Sebastiano De Gennaro per 19’40’’ non dovrebbe sorprendere, essendo il nostro il ‘picchio’ dei musicisti italiani. In effetti, questo ex punk di formazione classica dalla Brianza (amatissimo angolo italiano del buon Stendhal) aveva già dimostrato il proprio amore per l’Avifauna in passato: Ornithology, brano incluso nel suo sottovalutato disco All My Robots, è un tributo ad un altro ambientalista sotto mentite spoglie, Olivier Messiaen, il quale a sua volta ha scritto diverse composizioni ispirate al canto degli uccelli, fra le quali Le réveil des oiseaux e Catalogue d'oiseaux.

Nella sua lunga storia, la musica classica ha sempre provato un certo che per l’ornitologia: dall’imitazione pura (pensiamo ad esempio al canto del cuculo nel
Concerto per violino in la maggiore RV 335 di Vivaldi, o l’anatresco oboe usato da Prokofiev nel suo Pierino e il lupo) all’uso di registrazioni (I pini di Roma di Respighi sembra essere uno dei primi esempi attestati), gli uccelli hanno ampiamente popolato le opere di molti compositori, al punto da stimolare la creazione di una branca della musicologia dedicata allo studio della musica del mondo animale, la zoomusicologia. Dunque, la prossima volta che sentirai il riconoscibile suono di un picchio, pensalo come ad una recente aggiunta al catalogo dei volatili amati dai compositori, grazie a Sebastiano De Gennaro (e Louis Andriessen)... “Now give the drummer some!

Stravinsky, Histoire du Soldat by Francesco Fusaro

Time for some shameless self-promotion! The second installment in our recording series will be released on the 2nd of April 2017. You can still subscribe to receive our very first issue, Progetto Generativo by Enrico Gabrielli and Esecutori di Metallo su Carta, so what are you waiting for? April is around the corner!

OK, now back to the topic: Histoire du Soldat by that music giant, Igor Stravinsky. Yes, that's going to be our second release and it's going to be sung in Italian and paired up with its own beautiful graphic design... Gosh, we've been dragged away by some more self-promotion... Histoire du Soldat, that's right, thank you! 

Histoire du Soldat was composed in 1918 during Stravinsky's exile in Switzerland. Loosely based on a folk tale by Alexander Afanasyev, the libretto was written in French by Charles-Ferdinand Ramuz and is tinged with Faustian references: A humble Soldier is seduced by the Devil, who wants to steal his soul. For Italian musicologist Paolo Petazzi, “[Histoire du Soldat] could be understood as a parable of the migrant that is cast by the Devil to lose his fatherland every time he believes he has found one: an updated version of the theme of the Wanderer”. A very current topic, indeed.

Histoire du Soldat was conceived by Stravinsky in a period of economic hardship after world War I. Unfortunately, it didn't go further than its premiere, which took place in Lausanne on the 28 September 1918, with Stravinsky's friend Ernest Ansermet as conductor. Nonetheless, the piece was to become a staple of the Russian composer's repertoire, thanks to a symbolism that easily appeals to both young and mature audiences. It has been performed widely in Italian too: we shall at least name Paolo Poli and Giancarlo Giannini's renditions, together with a 1967 broadcast by the RAI, the Italian public television company.

Esecutori di Metallo su Carta's Italian Histoire trades the original dance action with some beautiful illustrations by Olimpia Zagnoli and the voice of Stefano Panzeri. This version was premiered at the Fuck Bloom? Alban Berg! 2015 festival in Mezzago, in the North of Italy, and then brought to Contemporarities 2016 festival in Milan, with Marcello Corti as conductor.

Histoire du Soldat @ Santeria Social Club

È ora di fare un po' di svergognata autopromozione! La seconda uscita della nostra collana discografica è prevista per il 2 aprile 2017. Sei ancora in tempo per abbonarti e ricevere la prima uscita, Progetto Generativo di Enrico Gabrielli ed Esecutori di Metallo su Carta... che aspetti? Aprile è dietro l'angolo!

OK, ora torniamo a noi: Histoire du Soldat di quel gigante della musica che è Igor' Stravinskij. Questa è in effetti la nostra seconda uscita, cantata in italiano e con delle bellissime illustrazioni ad hoc... Ops, ci siamo persi di nuovo nell'autopromozione... Histoire du Soldat, esatto! Grazie!

Si tratta di un'opera composta da Igor Stravinskij nel 1918, durante l'esilio in Svizzera, su libretto in lingua francese di Charles-Ferdinand Ramuz. La storia, liberamente tratta da una racconto di Afanasjev legato a stretto filo con il mito di Faust,  parla di un Soldato insidiato da un Diavolo che vuole carpirgli l'anima. Citando il musicologo Petazzi, "fra le diverse interpretazioni simboliche, [l'Histoire] può essere intesa come la parabola dell'emigrè che per continue macchinazioni diaboliche perde la patria tutte le volte che crede di averla ritrovata: versione aggiornata e ammodernata del motivo dell'Errante" e, aggiungiamo noi, dunque motivo estremamente attuale.

La genesi di tutto risale alla fine della Grande Guerra, con uno Stravinskij in ristrettezze economiche. Purtroppo, a causa dell'epidemia di spagnola che in quel periodo imperversava in Europa, le repliche previste furono annullate e le rappresentazioni si limitarono solamente alla prima, avvenuta a Losanna il 28 settembre 1918, sotto la direzione dell'amico Ernest Ansermet. In seguito sarebbe diventato un brano eseguito di frequente per la sua simbologia in grado di arrivare ad un pubblico indifferentemente grande o piccolo, oltre che cavallo di battaglia per attori (memorabili le interpretazioni in lingua italiana di Paolo Poli e di Giancarlo Giannini) e occasioni di incontro in ambito puramente teatrale (come l'allestimento della RAI del 1967).

La versione degli Esecutori di Metallo su Carta, vede, al posto della danza (prevista nell'originale), l'utilizzo del disegno dal vivo della disegnatrice Olimpia Zagnoli e la voce recitante di Stefano Panzeri. Questo è la stessa versione data in prima assoluta a Fuck Bloom? Alban Berg! 2015 (rassegna di musica attuale al Bloom di Mezzago) e in seguito replicato a Contemporarities 2016 (rassegna di musica classica e contemporanea a Santeria Social Club di Milano), con direttore Marcello Corti.