Educational

Gemme by 19'40"

If we said music has been quite slow in recognising the role of women in the development of the art of organised sounds, we would probably be quite close to the truth. Look from a distance and you will probably see a different picture than the one offered by literature, cinema or the fine arts, where women seem to have been praised for their endeavours for a longer period of time.

In the last years, though, the music establishment has tried to catch up with the other arts, and now feminism and music are hanging out more than ever. So, although the journey is very long, we should welcome every piece that could be added to the jigsaw, like the one conjured by our own Francesco Fusaro for the final episode of his show on Shoreditch Radio, Bar Italia. 

Comprising eleven compositions by eleven Italian composers, Gemme was conceived for a Rockit mixtape series of the same name. The journey starts here, but the rest of it will be on you!

Se dicessimo che, rispetto ad altre discipline, gli ambienti musicali si sono dimostrati più lenti nel riconoscere il ruolo delle donne nello sviluppo dell'arte dei suoni, probabilmente non saremmo lontani dal vero. Cercando di osservare la questione dall'alto, infatti, otterremo una fotografia piuttosto diversa da quella offerta dalla letteratura, dal cinema o dalle arti, dove le donne sembrano essere state celebrate per il proprio contributo per un periodo di tempo ben più lungo.

Negli ultimi anni, tuttavia, l'establishment musicale ha cercato di colmare il divario che separa la musica dalle altre arti, e più che mai sembra di poter dire che femminismo e musica si muovano con una certa armonia. Quindi, sebbene il percorso sia ancora piuttosto lungo, dovremmo accogliere con piacere ogni pezzo che compone questo puzzle culturale tutto in divenire, come quello raccolto dal nostro Francesco Fusaro per la puntata conclusiva del suo show per Shoreditch Radio, Bar Italia.

Comprendente undici brani firmati da altrettante compositrici italiane, Gemme è stata realizzata per contribuire alla serie di mixtape di Rockit che va sotto lo stesso nome. Il viaggio comincia qui, ma il resto tocca a te!

C'è musica e musica by Francesco Fusaro

There was a time when you could watch Italian composer Luciano Berio (probably one of the sharpest mind to come out of the Peninsula) discussing the aesthetics of music on television. That was back in the 70s when people were so lovely naive to think that TV could educate and entertain... We are afraid those dancing days are gone, but at least we can sort of revive them through online streaming. C'è musica e musica is a wealth of music (and philosophical) ideas, thanks to a truly impressive array of guests: Elliott Carter, Karlheinz Stockhausen, Darius Milhaud, John Cage, Yannis Xenakis, John Tavener, just to name a few... What is the difference between popular and art music? What is the role of the audience in the process of music making? And of the composer? These and many other questions are debated in the twelve episodes of this must-watch series. As our man Enrico Gabrielli would put it, even students in schools should watch it...

C'è stato un tempo in cui ti poteva capitare di trovare Luciano Berio (cioè una delle menti più acute uscite dalla Penisola) che discute di estetica della musica in televisione. Ovviamente stiamo parlando degli anni Settanta, un periodo in cui le perosne erano così amabilmente naive da credere che quello il piccolo schermo possa educare, oltre che intrattanere... Temiamo che quei bei tempi siano belli che andati, ma almeno possiamo riviverli (circa) grazie allo streaming online. C'è musica e musica è un tesoro di idee filosofiche e musicali, e questo grazie anche ad impressionante lista di ospiti: Elliott Carter, Karlheinz Stockhausen, Darius Milhaud, John Cage, Yannis Xenakis, John Tavener, giusto per fare qualche nome... Che differenza c'è fra musica d'arte e popular? Qual è il ruolo del pubblico nel processo di creazione musicale? E quello del compositore? Queste ed altre questioni sono dibattute nei dodici episodi che compongono questa serie televisiva a dir poco fondamentale. Come direbbe il nostro Enrico Gabrielli, sarebbe da far vedere nelle scuole...  

Introducing... Julius Eastman by Francesco Fusaro

Before we introduce you to Julius Eastman, we had to introduce ourselves to his music. Yep, this sentence is less silly that it might seem: if you think about it, you usually don't have to introduce yourself to Mozart, or Bach, because someone else has already forced their music in your ears through ads, ringtones, and background music on planes and lifts. This is obviously not the case with Eastman's music, and it is in a sense a disgrace because he has rightly been defined "the groundbreaking composer America almost forgot" (Guardian). A gay black soprano and composer with an attitude (he once upset John Cage by performing the latter's Song Books while undressing a man on stage and flirting with him in front of the audience), he died in poverty in 1990, leaving a trail of compositions behind him that musicologists and music enthusiasts are still unearthing.
There is a reason why he collaborated with (to name a few) Meredith Monk, Robert Wilson, and Arthur Russell: you just need to click play to find out.

Prima di poterti parlare di Julius Eastman, abbiamo dovuto incontrare per caso la sua musica. Se ci pensi, questa frase è meno scema di quanto sembri: non ti trovi infatti ad incontrare per caso la musica di Mozart o Bach, perché tanto te la spareranno nelle orecchie attraverso pubblicità, suonerie di cellulari, come sottofondo sugli aerei e negli ascensori. Così non è ovviamente per Julius Eastman, e forse è un peccato perché giustamente è stato definito «il compositore rivoluzionario che l'America ha quasi dimenticato» (Guardian). Afroamericano, gay, il soprano e compositore dalla personalità spigolosa (una volta fece arrabbiare John Cage a causa di una performance piuttosto osé dei suoi Song Books, condita da scambi di effusioni con un uomo nudo sul palco) morì inpovertà nel 1990, lasciandosi dietro una scia di compisizioni che musicologi e fan stanno ancora portando alla luce.
Eastman collaborò (fra gli altri) con Meredith Monk, Robert Wilson e Arthur Russell: la ragione ti sarà chiara quando cliccherai play qui sopra.   

Kinky Wolfgang by Francesco Fusaro

One of the most enduring stereotypes about classical music is its detachment from the miseries of life. It is a repertoire linked with refined manners, ultimate erudition and some kind of mysticism: or so the story goes. Luckily enough, this is not always the case, and there is nothing like Mozart's music to prove our point.

We probably need to thank Czech director Miloš Forman for a different take on the life and music of Amadé. Before his Amadeus, the Austrian music prodigy was the quintessential antiquated composer: someone you had to study, rather than you enjoyed studying in your academic years. With all its exaggerations and historical inaccuracies, Forman's film unearthed the witty and exhilarating Mozart, and his kinky canons are a good example of the light-hearted (and sometimes caustic) side of his personality. 

Let's take Difficile lectu as an example. The text reads Difficile lectu mihi mars et jonicu difficile, which doesn't make any sense in Latin. In fact, the phrase comprises two bilingual puns: lectu mihi mars, which would sound as leck du mi im Arsch ('lick my arse'), if sung with a Bavarian German accent (Bavarian tenor-baritone Johann Nepomuk Peyerl was probably the lead singer of the first performance of this piece); and jonicu, a word that turns into its cheeky Italian cousin cojuni ('balls, testicles'), if sung repeatedly. 

It's actually a pretty enjoyable canon, so feel free to drop it at your next party and giggle by yourself like a creep.

Uno stereotipo piuttosto difficile da estirpare è quello che vuole la musica classica distante dalle miserie del quotidiano. Modi raffinati, vasta erudizione e una sorta di misticismo sono le caratteristiche associate al repertorio e a chi lo frequenta, giusto? Per fortuna non è esattamente il caso, e la musica di Mozart ci può facilmente aiutare a smontare il mito.

Dobbiamo probabilmente ringraziare il regista ceco Miloš Forman per aver cambiato idea su Amadé. Prima di quel successone che è stato Amadeus, infatti, l'enfant prodige austriaco era considerato la quintessenza della noia accademica: roba che ti toccava studiare, non che ti divertivi a studiare, durante la tua formazione musicale. Nonostante le sue inaccuratezze storiche ed esagerazioni, il film di Forman ha avuto il pregio di portare alla luce il Mozart acuto ed esuberante; i canoni 'osceni' di Amadé sonon a tutti gli effetti un ottimo esempio del lato leggero e persino caustico della sua personalità.

Prendiamo il caso di Difficile lectu. Il testo di questo breve canone recita Difficile lectu mihi mars et jonicu difficile, che in latino non vuol dire un granché... L'arcano è presto svelato: si tratta di un doppio gioco di parole basato sul tedesco e sull'italiano. La sequenza lectu mihi mars, infatti, suona come leck du mi im Arsch ('leccami il culo') se pronunciato con accento bavarese (Johann Nepomuk Peyerl, probabilmente uno dei cantanti della prima esecuzione del brano, era in effetti bavarese). La parola jonicu, invece, suona come il suo sboccato cugino italiano, se pronunciata ripetutamente (come in effetti accade nel canone).

Si tratta di un brano piuttosto piacevole, quindi ora sapete che cosa mettere al prossimo party in casa per ridervela da soli come dei viscidoni.