Educational

Federico Campagna e Francesco Fusaro: dialogo su "La favola della realtà" by 19'40"

Dopo aver incontrato Marina Benetti per parlare del suo lavoro per la sesta uscita speciale, "La favola della realtà", tocca ora a Federico Campagna e Francesco Fusaro raccontare la prima uscita di 19’40” pensata per Walkman e stereo.

I due si sono trovati in videochiamata da due ignote località europee e hanno discusso di meccanismi narrativi, di filosofia e religione, di favole per bambini e molto altro. Mettetevi comodi perché questo video vi terrà compagnia per un po’! ☕

Due appunti su “Mother Earth's Plantasia” by Stefano Mancuso

Che le piante siano, effettivamente, in grado di percepire il suono è un’acquisizione degli ultimi anni. Nel 2012, insieme a due colleghi, dimostrai che le radici delle piante erano in grado di percepire frequenze nell’intervallo fra 50 e 5000 Hz, rispondendo in maniera opportuna ai diversi suoni. I 200 Hz, ad esempio, rappresentando la frequenza sonora di picco nel suono dell’acqua corrente, piace moltissimo alle radici, che si dirigono verso la sorgente del suono senza indugio. Frequenze diverse, soprattutto quelle più alte, sono, al contrario, non molto gradite alle piante. Il suono delle vibrazioni delle ali degli insetti o dei loro richiami, di solito piuttosto acuto, è avvertito, infatti, dalle piante come pericoloso. La capacità delle piante di rispondere alle onde sonore nel loro ambiente è molto più diffusa di quanto pensiamo e numerose specie hanno sviluppato una serie di strategie per sfruttare il suono. Ad esempio, circa 20.000 specie vegetali diverse sono in grado di rilasciare il polline dai fiori solo quando sentono la corretta frequenza del suono prodotto dalle ali del proprio insetto impollinatore Su queste basi, non è sorprendente che in molti abbiano pensato ad una diretta influenza della musica sulla crescita delle piante.

Mother Earth's Plantasia è, senza dubbio, la realizzazione più straordinaria ed affascinante mai prodotta in questo senso. Warm earth music for plants... and the people who love them, è questo il sottotitolo del disco: musica per le piante e per chi le ama e Mort Garson ne era davvero convinto. Alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, da giovane ricercatore, partecipavo ad un convegno sulla fisiologia delle piante a Edimburgo. Avevo appena parlato delle capacità di senso delle piante, fra i mugugni e la disapprovazione della maggior parte dei miei colleghi più anziani. Ero giovane e piuttosto abbattuto per le critiche ricevute, quando un signore, a me totalmente sconosciuto, mi si avvicinò per complimentarsi e per assicurarmi che il mondo vegetale era perfettamente in grado di apprezzare la musica: era Mort Garson. Si presentò come “musicista” e mi raccontò delle sue musiche scritte “per le piante”. Mi raccontò che aveva collaborato con dei botanici per la scrittura di Mother Earth's Plantasia e che gli effetti sulle piante erano indubitabili.

Qualche settimana dopo ricevetti in laboratorio un pacchetto contenente il suo disco e una gentilissima lettera in cui mi pregava di sperimentare le sue musiche sulle piante. Non l’ho fatto, mi sembrava una perdita di tempo. Ho anche perso nei traslochi lettera e disco. Non avevo alcuna idea di che razza di musicista fosse Mort Garson e della sua leggendaria carriera. Quando lo scoprii era troppo tardi (Garson è morto nel 2008) per fargli sapere che aveva ragione. Così, quando Enrico Gabrielli – co-fondatore di questa collana – mi ha scritto chiedendomi “due righe” su Mother Earth's Plantasia mi è sembrato di poter, in qualche modo, utilizzarle per ricordare quell’insolito incontro e per ringraziare Mort Garson della sua gentilezza e per la sua intuizione sulle capacità delle piante. Ascoltate questo disco insieme alle vostre piante e ne uscirete tutti più felici.

The notion that plants can effectively detect sound is a recent acquisition. Together with two colleagues of mine, I was able to demonstrate in 2012 that the roots of plants can perceive frequencies sitting between 50 and 5000 Hz, and respond to them accordingly. For instance, 200 Hz is a pleasant frequency for roots, as it represents the sound peak for a water stream, thus stimulating them to direct themselves towards that sound source. On the other hand, other—usually higher—frequencies are much less pleasant for plants. The vibrations of a bug’s wings, or their calls, which are usually high pitched sounds, is in fact perceived as dangerous by plants.

Plants’ ability to respond to the different sound waves of their environment is much more widespread than we think, and some of them have developed a set of strategies to exploit sound sources. For instance, 20,000 different species release their pollen only when they hear the correct frequency corresponding to the vibrations emanating from the wings of their selected pollinator.

On these premises, it shouldn’t surprise that a few people have supposed a direct influence of music on the growth of plants. Mother Earth's Plantasia, is without a doubt the most fascinating example of this way of thinking. Its subtitle reads Warm earth music for plants... and the people who love them: Mort Garson was truly convinced about this theory.

At the end of the 90s, I was a young researcher attending a panel on the physiology of plants in Edinburgh. I had just delivered a speech on the sensory abilities of plants, which was met with my older colleague’s disapproval, when someone I didn’t know came up to my disheartened self to share his compliments and confirm plants are absolutely capable of appreciating music played to them. His name was Mort Garson. He told me he was a musician and that he had written music specifically for plants, as he collaborated with some botanists on a project called Mother Earth's Plantasia. He was in no doubt that the effects of music on plants are noticeable.

Some weeks later, I received at my lab a parcel with his album and a nice letter inviting me to play his music to our plants. I didn’t do it, as I deemed it a waste of time. I even ended up losing both the letter and the album when I moved house. At the time, I didn’t know what an amazing artist Mort Garson was and what a legendary career he had. When I discovered about him, it was too late to let him know how right he was: he passed away in 2008. So when Enrico Gabrielli—the co-founder of this album series—got in touch to ask me a few words on Mother Earth's Plantasia I thought this could be the occasion to somehow remember that odd encounter and thank Mort Garson for his kindness and his intuition on the acoustic abilities of plants. I invite you to listen to this album together with your plants: you will all come out of it much happier.

Classical:NEXT 2017 by Francesco Fusaro

Have you ever been to Rotterdam? Definitely less charming than Amsterdam, it has its own way to be interesting, particularly if you are into contemporary architecture and music. Think of Classical:NEXT, for instance: it's probably the biggest classical music conference at the moment, with tonnes of music industry representatives and artists coming together to discuss what's next (sorry) for the music we champion here at 19'40''. There was a wealth of interesting panels on music streaming services, the death of music journalism (RIP), the classical independent scene (hello!) and the so-called Neoclassical ("Bright new hope or load of kitschy crap?" was the interesting question there). And guess what, they had a decent array of performances, too! While we will admit the level of those wasn't as thrilling as that of the past edition, some of them are definitely worth a mention. Unfortunately, we weren't able to find the videos of original performances, except for Colombian trio Trip Trip Trip, so you'll have to vicariously enjoy them through some other stuff we managed to find online.

From crazy experiments by electric guitar quartet Zwerm to Breath & Hammer's (aka David Krakauer & Kathleen Tagg) blend of klezmer, bossa nova and avant-garde, through the aforementioned Trip Trip Trip, here's the best of Classical:NEXT 2017, according to 19'40''.

Mai visitato Rotterdam? Sicuramente meno affascinante di Amsterdam, sa essere a suo modo interessante, soprattutto se ti piace l'architettura contemporanea e la musica. Prendiamo ad esempio Classical:NEXT: si tratta probabilmente del più grande convegno di musica classica al momento, con un gran numero di rappresentanti dell'industria musicale e artisti provenienti da tutti i continenti, riuniti a discutere del futuro del repertorio che sponsorizziamo caldamente qui a 19'40''. C'erano un po' di conferenza interessanti sui servizi di streaming, la morte del giornalismo musicale (RIP), la scena classica indipendente (ciao!) e il cosiddetto genere Neoclassical ("Nuova speranza o ciarpame kitsch?" era l'interessante domanda del dibattito). E indovina un po', c'erano anche diverse performance da vedere in tutto questo! Sebbene il livello non fosse all'altezza dell'edizione precedente, alcune di esse vanno decisamente menzionate. Purtroppo non ci è stato possibile trovare i video originali dei concerti, a parte quello del trio colombiano Trip Trip Trip, perciò dovrai accontentarti di goderne indirettamente, grazie ad altro materiale che siamo riusciti a trovare in rete.

Dai pazzi esperimenti del quartetto di chitarre elettriche Zwerm al mescolamento di klezmer, bossa nova e avanguardia del duo Beath & Hammer (ovvero David Krakauer & Kathleen Tagg), passando per il già citato Trip Trip Trip, eccoti il meglio di Classical:NEXT 2017, secondo 19'40''.

Art Music v Sound Art by Francesco Fusaro

There's art music and then there's sound art, and this already too confusing, mainly because the two things don't really go well together. Actually, it seems more a case of the first happily ignoring the existence of the latter, which is a shame, because sound art has pushed the boundaries of what is to be considered music more than art music has, at least in the last 30 years. Yes, that's a bit of a statement, particularly if we take into account that, as a term, sound art has been used for the first time in the early 80s... But what is probably true is the fact that sound art has brought odd but fascinating music-making practices into art galleries and museums, while art music was (is?) struggling to see itself recognised as a legit art form. Another linguistic paradox here, sorry about that.

Even for the art world, though, sound art is still a bit of a novelty ("Wait, what? You can use your ears as a mean of aesthetic appreciation?"), and this fascinating article by Artnet News on the "Twelve Sound Artists Changing Your Perception of Art" is proof that there's a brave new world out there for you to be discovered. You, and the many sullen contemporary composers happily ignoring the sound in their art music

C'è la musica d'arte e poi c'è la sound art, il che rappresenta già una bella fonte di confusione terminologica, principalmente per il fatto che le due cose non vanno sempre necessariamente a braccetto. O meglio, sembra più che altro che la prima sia ben felice di ignorare la seconda, il che è un peccato se si considera che proprio la sound art ha contribuito ad allargare i confini di che cosa si possa considerare musica più di quanto abbia fatto la stessa musica d'arte. Affermazione importante, non c'è dubbio, soprattutto dopo aver constatato che il termine sound art viene impiegato solo dall'inizio degli anni Ottanta... È vero però che proprio questa disciplina artistica ha contribuito a portare nelle gallerie e nei musei delle forme inconsuete (e alle volte bizzarre) di produzione musicale, mentre la musica d'arte faticava (fatica?) ad essere riconosciuta come una forma d'arte tout court. Un altro paradosso linguistico, pardon.

Persino per il mondo dell'arte, tuttavia, la sound art rappresenta tutto sommato una novità («Come dici? Si possono usare le proprie orecchie come strumento di apprezzamento estetico?»), e questo articolo di Artnet News intitolato "Twelve Sound Artists Changing Your Perception of Art" è la dimostrazione che c'è un mondo nuovo lì fuori che aspetta solo le tue avventure. Le tue, e quelle degli accigliati compositori contemporanei beatamente ignari del sound nella loro musica d'arte.