Continua la serie di brevi articoli dedicati ai brani ricevuti e selezionati per il Call for Scores lanciato nel mese di marzo 2021 e oramai (ottobre 2022) concluso, inciso e distribuito ai nostri abbonati.
Ropofonia I di Lucia D’Errico
Ropofonia I è stata composta a Ghent nel maggio 2021 da Lucia D’Errico. Il materiale consegnato per il Call for Scores consiste in una partitura priva di notazione e di tredici file in formato .wav. La composizione, su indicazione di D’Errico stessa, è formata da 13 materiali sonori e da 7 regole. La composizione di Lucia D’Errico non prevede altro materiale e soprattutto non manifesta alcun tipo di notazione. Nella sua introduzione alla partitura, la compositrice chiarisce cosa intende per ropofonia: la D’Errico fa riferimento alla pratica della ropografia o, più semplicemente, alla natura morta.
Natura morta altro non è che l’uso di ritrarre oggetti oggetti e privi di significato per l’osservatore, ma carichi di significato per il pittore, per l’artista. La ropofonia è la trasposizione di questa pratica in ambito sonoro. La compositrice propone quindi alcuni oggetti a lei familiari e per lei ricchi di significato, e li offre all’ensemble in modo organizzato ma senza svelarne storia, valore e caratteristiche.
I materiali, disposti come da sua indicazione, devono quindi essere reinterpretati dai musicisti stessi con l’obiettivo non di una riproduzione esatta, ma concentrandosi sul mantenimento della loro energia sonora. D’Errico dice proprio che
i musicisti sono invitati […] a reinterpretare gli oggetti, mantenendo la loro “energia sonora,” piuttosto che rispondendo alla pedissequa catalogazione di suoni suggerita dal supporto fonografico.
Registrando Ropofonia I
Il lavoro di preparazione di Ropofonia I si divide quindi in due fasi: un primo momento di ascolto dei frammenti e di ricerca sonora da parte degli esecutori. I musicisti dell’ensemble devono confrontarsi prima di tutto sul concetto di energia sonora, idea tutt’altro che scontata e soprattutto non necessariamente equivalente tra diversi esseri umani. Una volta individuato una linea comune con cui riprodurre e trasferire sui propri strumenti musicali questa energia, l’ensemble si deve interrogare sulla disposizione degli oggetti. La compositrice infatti lascia molta libertà indicando solo che:
I musicisti sono invitati a combinare gli oggetti sonori a disposizione (ognuno costituito da un file audio) in qualsiasi ordine, decidendo se ripeterli o meno da una a un numero indeterminato di volte. Fanno eccezione gli oggetti Dodici e Tredici, da suonare una sola volta, all’inizio e alla fine del brano (si può decidere quale dei due va all’inizio e quale alla fine). I musicisti sono invitati a sperimentare creando strategie di coordinazione dell’ensemble e strutturazione del tempo.
Abbiamo in una prima fase pensato di condividere con Lucia D’Errico il processo decisionale che ci ha condotto verso l’esecuzione poi fissata su nastro in fase di incisione. Abbiamo successivamente preferito non dare troppe spiegazioni: così come l’autore non ha infatti svelato il processo che lo ha portato alla selezione dei tredici oggetti di uso comune, anche noi ci siamo sentiti legittimati nel tenere privata la chiave di fruizione di questi materiali.
Nel verificare i materiali ricevuti dai compositori, abbiamo ascoltato con calma i tredici frammenti musicali ricevuti da Lucia D’Errico.Il settimo file audio ricevuto, della durata di qualche secondo, non conteneva nessun tipo di onda sonora. Abbiamo scritto alla compositrice chiedendo se il frammento muto fosse un errore di esportazione o se il silenzio fosse voluto. Era così. In fase di concertazione ci siamo dovuti confrontare anche sulla possibilità o impossibilità di ricreare il silenzio. Il risultato lo potete verificare in prima persona ascoltando Ropofonia I dal cd Call for Scores
Lucia D’Errico pone in apertura della partitura, diversi pensieri estremamente interessanti: svolge una riflessione sul concetto di tempo, sul ruolo di compositore, di performer e sulla notazione, completamente assente in questo brano. L’aspetto forse più affascinante che Ropofonia I svela, è
Il porre l’ascolto come elemento centrale che accomuna compositore, performer e ascoltatore. Infatti i primi due [non] comunicano […] attraverso un livello, quello della fonografia, che “costringe” ad ascoltare e di conseguenza ad interrogarsi (collettivamente) sul categorizzabile e sull’udibile.
L’esecuzione di Ropofonia I pone quindi una sfida all’ensemble che tanto profuma di relativismo. L’ensemble, il compositore ed il pubblico sono tre soggettività filtranti che per una volta in modo legittimato, sacrificano l’esattezza a favore di una personale fruizione-produzione musicale. Il compositore suggerisce ma non impone. L’ensemble riproduce ma non ripete. Il pubblico ascolta, al solito, ma è coinvolto in un gioco tra soggettivo e oggettivo che lo lascia libero non di intendere ma certamente di volere.
Perché abbiamo scelto questo brano per il Call for Scores?
Ropofonia I offre tantissimi agganci per poter riflettere sul proprio ruolo all’interno del sistema musica. D’Errico non vuole scardinare lo schema compositore-esecutore-ascoltatore ma tenta piuttosto di creare una linea omogenea che senza soluzione di continuità trasformi questa triade in un organismo senziente, vivente e olistico distribuito però in spazi-tempi differenti. La compositrice trova un delicatissimo punto di equilibrio: Ropofonia I riesce ad essere allo stesso tempo una composizione estremamente concettuale e una performance spaziabile fresca, leggera e allo stesso tempo di una concretezza disarmante.
Chi è Lucia D’Errico?
Lucia D’Errico è una ricercatrice artistica con un interesse specifico nel ripensamento della performance musicale attraverso approcci sperimentali. La sua attività di ricerca si articola attraverso molteplici pratiche, quali la scrittura, l’insegnamento, la composizione, la performance, la video–performance, l’arte grafica. Dopo aver conseguito un dottorato presso l’università KU Leuven e concluso un post–dottorato presso l’Orpheus Institute di Ghent, dal 2021 è Professor for Artistic Research presso la Universität Mozarteum di Salisburgo. È autrice, tra le varie pubblicazioni, di Powers of Divergence: An Experimental Approach to Music Performance (2018, Lovanio: Leuven University Press) e co-editrice di Artistic Research: Charting a Field in Expansion (2019, Londra: Rowman & Littlefield int.).