Vi era un tempo remoto in cui lo script si chiamava sceneggiatura e la serie aveva il nome di sceneggiato.
In quell’epoca, ma siamo almeno a trenta o quarant’anni fa, il servizio radio-televisivo italiano aveva uno specifico compito di mantenere “alto” il registro delle informazioni. Come un genitore ansioso (“mamma Rai”, si diceva), arginava le masse dall’abbrutimento e prima ancora che il pil e lo share penetrassero nei tavoli di discussione dei direttivi, il suo compito era dare emozioni al popolo senza semplificare.
Negli anni settanta gli sceneggiati si tingevano di nero. Il paranormale di Uri Geller, di Natuzza Evolo, di Gerard Croiset, il thrilling di Lamberto Bava e Dario Argento, la strategia della tensione in atto dalle forze occulte dello stato, il boom della fantascienza tascabile e molti altri elementi imponderabili generavano una miscela di inquietudine e di morte che alimentava il sub cosciente collettivo. “Il Segno del Comando”, “Ho visto un’ombra”, “Ritratto di donna velata”, “Gamma”, “Esp”, “Extra” e molti altri titoli erano la Prima Serata che adesso a noi parrebbe inimmaginabile.
Uno sceneggiato del 1976 dal titolo “Dov’è Anna?” (che consigliamo caldamente di vedere) detiene ancora il record di ascolti della tv italiana con 14 milioni di telespettatori.
Ma spostiamoci di un anno indietro, nel 1975. Siamo a Los Angeles.
Thomas Norton utilizzando la macchina della verità smaschera un ladro per necessità, che per vendetta nei confronti dello scienziato si suicida, provocandogli un grave turbamento. Poco dopo la signora Flora Sills, vicina di casa del celebre dottor Thomas Norton, viene misteriosamente uccisa, proprio nel laboratorio dello scienziato. Infatti, nell'ambito dei suoi studi su un modello sperimentale di “macchina della verità” di sua invenzione, Norton si era accorto che una dracena regalatagli dalla donna, opportunamente collegata con gli elettrodi all'apparecchio, reagiva agli stimoli esterni fino a palesare un'attività emotiva e per questo aveva invitato la donna ad assistere ai suoi esperimenti. Grazie alle sensazioni di un'altra pianta, unica testimone in vita dell'omicidio, collegata alla macchina di Thomas Norton, si arriverà a smascherare l'assassino.
Lo sceneggiato in questione si chiama “La traccia verde”, per la regia di Silvio Maestranzi ed è ispirato ad un romanzo di fantascienza (abbastanza introvabile) di Gilda Musa dal titolo “Giungla domestica”.
Queste tre puntate, da circa un’ora e un quarto ciascuna, sono davvero ben congegnate e non danno mai la sensazione di “teatro” che, ad un occhio moderno, potrebbero dare le vecchie produzioni RAI. L’attore che interpreta lo studioso Thomas Norton (Sergio Fantoni) è vibrante e credibile, un uomo posato e pensieroso; perfetto. Il bianco e nero rende tutto impalpabilmente psicanalitico.
Ma la caratteristica evidente che lega “La traccia verde” a noi oggi, è questo avviso che chiude ogni puntata:
«Fatti e personaggi di questo racconto sono immaginari, ma gli esperimenti sulle piante e le ipotesi relative fanno ormai parte del patrimonio scientifico acquisito negli ultimi anni attraverso studi condotti negli Stati Uniti e nell' Unione Sovietica. In particolare sono considerate fondamentali le esperienze del ricercatore statunitense Cleve Backster»
Immagino che il professor Mancuso potrebbe sorridere a legger il nome di questo oscuro signor Backster che, ai tempi in cui teorizzò il concetto di “percezione primaria” delle piante (memoria e capacità di percepire dolore), non era passato attraverso il vaglio della comunità scientifica. Ma a noi gli esperimenti di Cleve Backster fanno lo stesso effetto del coetaneo (classe 1924) Mort Garson che nel registrare Plantasia chiese al Department of Botany, Annamalai University of India una conferma scientifica sulla capacità della flora di crescere a suon di musica umana. Qualcuno sostiene che Garson si fosse lasciato sedurre da un libro del 1973 di Dorothy Retallack dal titolo “The Sound of Music and Plants”, ma a detta dello stesso Mancuso nella piccola prefazione alla nostra ultima uscita (19m40s_10), Garson era probabilmente convinto di per sé che le piante potessero essere sensibili a stimoli musicali. Per cui questa convinzione doveva venire da lontano.
“La traccia verde” dunque parla della plausibilità che una pianta diventi testimone di un omicidio.
E se così fosse davvero avremmo la conferma scientifica che vivere in campagna sarebbe più salutare.
PUNTATA UNO
https://www.youtube.com/watch?v=Jq6eesVa0uM
PUNTATA DUE
https://www.youtube.com/watch?v=j0PXmdTX9FI&t=2542s
PUNTATA TRE
https://www.youtube.com/watch?v=bRh5Y5ZaxnY&t=1671s