Call for Scores - Capitolo 2 - E di visi vide / by Marcello Corti

Continua la serie di brevi articoli dedicati ai brani ricevuti e selezionati per il Call for Scores 2021 lanciato nel mese di marzo 2021 e in fase di conclusione.

E di visi vide di Francesco Bucci

E di visi vide è un brano composto da Francesco Bucci nel 2021 che ha partecipato al CfS emesso dall’Associazione Esecutori di Metallo su Carta e 19’40’’. Il brano, della durata di circa tre minuti e mezzo, viene presentato come Partitura palindroma orizzontale, originata da “disegno grafico notazionale” rappresentante facce nascoste per clarinetto basso, pianoforte, violino e violoncello. Prima del brano, è riportata una breve poesia, un epitaffio, che recita:

E di visi vide
espressioni
stanche, pavide, rassegnate
Non di quelle gialle da tastiera,
ma di esseri mortali disillusi e soli
E divisi vide

L’autore di questi versi è il compositore stesso.

Il brano ha una notazione tradizionale: gli strumenti sono notati in modo standard e non vi sono particolari segni grafici da sottolineare. La struttura del brano è evidentemente palindroma. Come nel caso di ANNA di Simone Farò, il titolo suggerisce in modo trasparente quanto le note manifestano. Oltre alla struttura simmetrica, il compositore ha nascosto all’interno dello spartito alcune facce: le note così come disposte sui pentagrammi, richiamano infatti i lineamenti stilizzati di visi portanti espressioni differenti. Si possono intravedere occhi stretti, smorfie di disgusto, o presunte tali, e sorrisi non troppo rassicuranti.

Uno o forse due volti nascosti

Gli schizzi effettuati tramite notazione sembrano richiamare delle antiche maschere africane, piuttosto che dei volti umani realistici. Anche il ritmo della composizione sembra avere caratteristiche primitive o tribali. Il contrasto stilistico con l’epitaffio iniziale è incomprensibile se non si conosce il percorso artistico e musicale di Francesco Bucci. Il compositore infatti viene da un mondo estremamente lontano dalla musica colta (che poi cosa significa musica colta?) e contemporanea: il metal. I versi sono tradotti in note da una sensibilità diversa da quella che riempie i cartelloni delle stagioni musicali istituzionali. Dietro ad un fenotipo metallico, aspro e tribale, vi è un genoma di delicato lirismo. Il risultato è un grande contrasto tra significato e significante. La resa sonora di un simile brano pone l’ensemble di fronte ad un interrogativo interpretativo: lasciar emergere e quindi accentuare il lato metallico o, al contrario, smorzarlo a favore di una esecuzione più morbida e vicina alla delicata epigrafe iniziale? La sfida è lanciata, spetterà agli Esecutori ed al direttore trovare una risposta.

Il frontespizio di E di visi vide

Quasi per rimanere coerente con se stesso, Francesco Bucci chiude il brano riproponendo il titolo stesso della composizione: il palindromo esce dalla forma musicale e raggiunge la sua esattezza solo su carta. Un modo simpatico ed efficace di ricordarci che la forma è sostanza, ma che l’ossessione Bouleziana per la resa sonora della forma talvolta è irrealizzabile.

Perché abbiamo scelto questo brano per il Call for Scores?

I motivi della nostra scelta sono molto semplici: ma ve lo immaginate Milano Musica che apre un programma musicale con un brano simile? No? Ecco: è esattamente per questo che lo abbiamo scelto. E di visi vide è un semiserio incontro tra la musica colta contemporanea e il metal degli Ottone Pesante, il gruppo di cui Francesco fa parte; è la sovrapposizione di un lirico e delicato epitaffio testuale ad uno schizzo grafico; è una naturale protrazione dell’enigmistica musicale tanto cara ad Enrico Gabrielli ma con un pensiero ed una ricerca timbrica più vicina al metal che all’accademia.

Nella sua semplicità, E di visi vide riesce a farci sentire liberi di camminare su strade che, per quanto conosciute, nessuno ha mai percorso sotto queste vesti. Seguiamo volentieri il tracciato di Bucci divertendoci ma soprattutto facendo divertire (e divergere) il nostro pubblico.

Qualche curiosità in più su cosa è successo nei mesi scorsi

Conosciamo Francesco Bucci da diversi anni: ha suonato con noi sia in occasione di Progetto Generativo (ricordate?) che di Histoire du Soldat. Inoltre ha inciso anche The Planets. Francesco ha creato un progetto unico al mondo: Ottone Pesante. Vi lanciamo volentieri nell’officina musicale dove oltre alle note vengono forgiati strumenti musicali, nelle fiamme.

È stata una sorpresa ricevere la partitura di un amico e di scoprire che dietro al suo lavoro si nasconde una ricerca indipendente e proprio per questo affascinante.

Chi è Francesco Bucci?

Trombonista e tubista di impostazione classica, studi jazz, indole hardcore/metallara. Ha spaziato tra i generi musicali più disparati per poi indirizzare i suoi sforzi verso una ricerca costante di nuovi linguaggi nella musica per ottoni. Si diploma in trombone nel 2005 e consegue la laurea di Musica Jazz (secondo livello) nel 2009. Inizialmente lavora come turnista in numerose formazioni di musica cubana, jazz, reggae, afro, pop (Ray Perez, Natural Biskers, Combo Marianao, Mas Salsera, Dunyakan, Gem Boy, Cristina D’Avena) e con la brass band Musicanti di San Crispino. Collabora con vari studi di registrazione in ambito pop / rock.

Alcune collaborazioni in studio: Calibro 35, IOSONOUNCANE, Ghemon, Diodato, Alessandro Ristori, Bologna Violenta, Cattle Decapitation, Nic Cester, Sacri Cuori, Musica per bambini. In ambito “classico” collabora con l’orchestra A.Corelli. 2007: prima pubblicazione coi suoi “Mister Gangster” (hardcore-swing) 2014: fonda B.R.ASS (con Paolo Raineri): sezione fiati ed etichetta discografica. 2015: fonda gli Ottone Pesante, dei quali è anche compositore, coi quali pubblica 5 dischi e partecipa a numerosi tour e festival in tutta Europa. Attualmente sta lavorando al suo nuovo progetto in solo per tuba e trombone.