Continua la serie di brevi articoli dedicati ai brani ricevuti e selezionati per il Call for Scores 2021 lanciato nel mese di marzo 2021 e in fase di conclusione.
JIN:GO!LOwBAH... di Vincenzo Parisi
JIN:GO!LOwBAH... è una composizione per sax contralto, viola, violoncello, udu e pianoforte verticale di Vincenzo Parisi. Questo lavoro è stato concluso a Milano “in una lunga notte nel maggio 2021”: era il 19, il giorno di chiusura del nostro Call for Scores. Vincenzo Parisi nell’introduzione alla partitura, presenta il suo lavoro con queste parole:
La composizione vuole essere una trascrizione-cocktail di alcune delle più celebri versioni della canzone di origine yoruba resa famosa nel 1960 dal percussionista nigeriano Babatunde Olatunji e contenuta nell'album Drums of Passion, per l'appunto Jin-Go-Lo-Ba. Cellule ritmiche e melodiche sono state trascritte e rimescolate cercando di far sì che l'inusuale organico di destinazione potesse riportare alla luce certi atteggiamenti sonori tipici del materiale di partenza pur in una nuova veste strutturale.
Le versioni da cui si è preso spunto sono:
- Babatunde Olatunji, Jin-Go-Lo-Ba, 1960
- Serge Gainsbourg, Marabout, dall'album "Gainsbourg Percussions", 1964
- Carlos Santana, Jingo, dall'album "Santana", 1969
- Fatboy Slim, Jin Go Lo Ba, dall'album "Palookaville", 2004
Nella copertina del brano inoltre Parisi si diverte a creare una Inception di trascrizioni dicendo che il brano in oggetto altro non è che Vincenzo Parisi's transcription of Fatboy Slim's transcription of Carlos Santana's transcription of Serge Gainsbourg's transcription of Babatunde Olatunji's transcription of Yoruba Traditional Song "Jin Go Lo Ba".
Partitura alla mano, a noi di 19’40’’ è sembrato immediato dire che JIN:GO!LOwBAH... è un Petit Concert per Udu ed ensemble in movimento unico. Questo particolare strumento a percussione sembra infatti essere il perno di tutto: Parisi stesso ne indica la collocazione nelle indicazioni iniziali prevedendo l’udu al centro, quasi fosse un pianoforte. Parisi è costretto a fare i conti con la dinamica tutt’altro che esplosiva dell’udu: la scrittura è molto attenta a valorizzare questo strumento elevandolo dalla suo naturale ruolo di accompagnamento fino a quella di solista.
Parisi esplora la notazione dell’udu e rivoluziona quella del Sax alto eliminando il pentagramma ed inserendo una lunga sezione notata su trigramma. La motivazione di questa elisione momentanea di righe è una delle nostre preferite: la comodità. L’intera partitura infatti è di facile accesso, di facile lettura e di facile comprensione: sono tutti sintomi di grande qualità compositiva e grande conoscenza degli strumenti musicali. Se poi sia anche di facile esecuzione, lo scopriremo nei primi giorni di febbraio.
Perché abbiamo scelto questo brano per il Call for Scores?
Innanzitutto per l’udu: uno strumento decisamente insolito ma dalle ampie potenzialità. Sebastiano De Gennaro ne parla in questo video didattico realizzato nel maggio 2020. Il compositore sembra divertirsi scambiando di ruolo il pianoforte e l’udu: se il tamburo diventa solista, il pianoforte si fa macchina ritmica, batteria, accompagnamento a suoni determinati ma non troppo. Più di tutto ci ha convinto il grande pensiero che c’è dietro a JIN:GO!LOwBAH... . Parisi scava tra diverse stratificazioni storiche alla ricerca di elementi comuni, di caratteri distintivi e di segni particolari. Ricostruisce poi una fototessera che, più che catturare l’impressione del brano originale, ne dona una visione cubista, multiprospettica, multispaziale e, se vogliamo dirla tutta, anche multitemporale. È come se Rick&Morty avessero scelto di utilizzare la pistola dimensionale per riascoltare JIN:GO!LOwBAH... sovrapponendo alcuni dei diversi ed infiniti multiversi possibili.
Fantascienza? Divertimento? Pastiche? Non lo sappiamo, ma sappiamo che JIN:GO!LOwBAH... sarà uno splendido punto di incontro tra la musica colta contemporanea e le orecchie del nostro pubblico. Poi che cosa significhi musica colta noi non lo abbiamo ancora capito: forse tra qualche articolo, sciolte le dita e oliato il cervello, oseremo addentrarci in questo genere di disquisizioni.
Parisi inoltre con JIN:GO!LOwBAH... rivela di essere un inguaribile romanticone. Non in senso affettivo, ci mancherebbe, ma in senso strettamente musicale. Vincenzo racconta viaggi, racconta ricordi, racconta storie proprio come quel vecchietto rannicchiato ad un crocicchio di un piccolo paese austriaco: costui, dopo aver attraversato distese innevate e tempestose, dopo aver parlato con un corvo ed essere stato scacciato come un cane, si siede all’angolo della strada e suona il suo organetto.
Parisi sembra condensare in poco più di tre minuti un viaggio, tutt’altro che invernale, che muove i primi passi dalla profonda Nigeria e giunge al qui ed ora. Nelle ultime misure del suo piccolo grande lavoro, ci immaginiamo il compositore stesso all’angolo di una strada con in bocca un vecchio sassofono della Orsi, da ritamponare. Con nostalgia ripete incessantemente quelle poche note oramai entrate, contaminazione dopo contaminazione, a far parte della cultura umana. Ci guarda dal suo cantuccio e tra le gambe possiamo scorgere non un’organetto, ma un udu. Ci avviciniamo e riflettiamo un istante se domandare “Wunderlicher Alter, soll ich mit dir geh'n? Willst zu meinen Liedern deine Leier dreh'n?”, o se augurargli un semplice “Do not worry”.
Qualche curiosità in più su cosa è successo nei mesi scorsi
Cos’è l’udu in tre parole? È un tamburo senza membrane, una via di mezzo tra un idiofono ed un aerofono. Si presenta come un vaso di terracotta con un foro in più sul lato ed è originario della Nigeria. Si suona con una o due mani giocando sull’apertura più o meno completa dei due fori. Anche se è possibile avvalersi anche dell’utilizzo di una bacchetta lignea per avere un timbro ulteriore con cui giocare, l’udu si suona principalmente con le dieci dita. In Italia il più grande contributo alla fama dell’udu è stato dato da Fabrizio Jermano: lo potete ascoltare nella canzone di Fabrizio De Andrè “Le acciughe fanno il pallone”.
Nonostante l’udu sia uno strumento conosciuto dai percussionisti, il suo utilizzo nella musica colta contemporanea (vedi sopra) sembra comunque marginale se non completamente assente. Online ci sono delle piccole comunità. Ci siamo divertiti a cercare qualche registrazione vera dove fosse possibile ascoltare l’udu all’opera. Ne abbiamo trovate poche tra cui:
Evelyn Glennie: Her Greatest Hits
Evelyn Glennie
RCA Victor, 1997
Evelyn Glennie, percussionist
“Sorbet No. 3: Udu Trail” 1:55
Ghatam
Antenna Repairmen
M-A Recordings, 2000 (recorded 1995)
Robert Fernandez, M.B. Gordy, Arthur
Jarvenin, percussionists
“Ghatam” 51:02
Percussive Voices
Brian Melick
Hudson Valley Records, 2001
Brian Melick, percussionist
“Shell Shock” 7:45
“Udu Trance” 7:32
“Conversations” 3:25
Planet Drum
Mickey Hart
Ryko, 1991
“Udu Chant” 3:40
Sikiru Adepoju, Mickey Hart, Zakir Hussain, Airto Moreira, percussionists
Di opere per udu pubblicate non ce ne sono molte: Robert J. Damm, ha composto Udu Dances per udu solo per la Steve Weiss Music. Damm ha naturalmente dovuto confrontarsi con la notazione dell’udu scegliendo, a differenza di Parisi, di sfruttare un pentagramma. Restiamo aperti a suggerimenti da parte vostra su ascolti e partiture che ruotano attorno all’udu. Sarebbe bello poter abbinare al brano di Parisi, un MIXTAPE per avvicinare gli ascoltatori al suono, al mondo di questo noto ma non troppo strumento a percussione.
Attorno all’udu sembra comunque che ci sia una folta community di appassionati: tra questi si possono incontrare musicisti e costruttori. Uno di questi è Frank Giorgini: è considerato l’inventore dell’udu moderno. Giorgini haa appreso la tecniche tradizionale della ceramica nigeriana da Abbas M. Ahuwan nel 1974. Nel corso degli anni ha sviluppato molte innovazioni di design, ricerca sui materiali e diverse tecniche di cottura migliorando la qualità del suono, la durata e la versatilità di questo strumento. Frank ha introdotto l'udunegli Stati Uniti e attraverso i suoi sforzi il suono dell'uduha influenzato la musica moderna su scala globale. Alcuni udu realizzati da Frank Giorgini sono stati inseriti nella collezione permanente del Metropolitan Museum of Art di New York nel 1985.
Chi è Vincenzo Parisi?
Brillantemente diplomato in pianoforte sotto la guida di Irene Schiavetta, Vincenzo Parisi ha studiato lungamente con Massimiliano Damerini. Si è perfezionato inoltre con importanti pianisti contemporanei quali Aquiles Delle Vigne (Universität Mozarteum, Salzburg), Andrea Lucchesini, Antonio Ballista, Boris Petrushansky.
Ha studiato composizione prima con Fabio Vacchi e attualmente presso il Conservatorio “G. Verdi” con Mario Garuti. Ha studiato inoltre con Salvatore Sciarrino, Ramon Lazkano, Francesco Filidei, Mauro Lanza, Mark Andre, Gabriele Manca, Mauro Bonifacio (Accademia Filarmonica di Bologna).
Vincitore del 1° Premio al Concorso di Composizione del Conservatorio “G.Verdi” di Milano 2021.
Vincitore del 1° Premio al Concorso Internazionale “Jorge Peixinho” 2021 a Lisbona indetto dal Grupo de Musica Contemporanea de Lisboa.
Finalista al Concorso Internazionale “Macerata Opera Festival 2019” per la scrittura di un’opera di teatro musicale insieme alla regista Hannah Gelesz.
La sua musica è stata diretta da importanti direttori quali Yoichi Sugiyama e Rui Pinheiro, ed eseguita da prestigiose compagini musicali quali Barcelona Modern Ensemble, Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Milano, mdi ensemble, Grupo de Musica Contemporanea de Lisboa, e da altri musicisti di riconosciuto talento quali Silvia Giliberto, Stefano Grasso, Sahba Khalili Amiri, Irina Ghiviér, Carolina Santiago, Francisco Martì Hernandez (Syntagma Piano Duo).
Trasmesso in diretta nazionale radio su Antena2 in Portogallo nell’ottobre 2021, il suo quintetto dal titolo “Fulmine randagio” è edito dalla casa editrice portoghese AVA Musical Editions.
Fondatore della rockband Kafka On The Shore, si è esibito in qualità di tastierista in più di 200 concerti in tutta Europa con l’album “Beautiful But Empty” (La Fabbrica Etichetta Indipendente), ha collaborato e si è esibito con artisti della scena musicale rock/pop italiana fra i quali Nicolò Carnesi, Gianluca De Rubertis (Il Genio), Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale), Francesco De Leo, Chiara Castello.
Nel maggio 2020 ha pubblicato l’album “Zolfo” (Piano B Agency), comprendente composizioni per pianoforte solo ispirate a canti antichi siciliani da lui stesso eseguite e registrate nel quartiere di Ballarò, Palermo.
E’ laureato in Economia per Arte Cultura e Comunicazione presso l’Università “L.Bocconi”.
Biografia consigliata sull’udu
Agu, Joe. (1998). Udu Magic: The Art of Udu Drum Playing [video]. Sunnyvale, CA: Rhythms Exotic Afro Percussions
Akpabot, Samuel. (1975). Ibibio music in Nigerian culture. East Lansing, MI: Michigan State University Press
Nicklin, Keith. (1973). “The Ibibio Musical Pot.” African Arts, USA VII (1), 50–55