Call for Scores - Capitolo 10 - Shadows di Alan Abd El Monim / by Marcello Corti

Shadows è una composizione di Alan Abd El Monim scritta nel maggio 2021. L’organico prevede solo tre strumenti: clarinetto, violino e violoncello. Oltre ad una breve legenda iniziale, non sono presenti introduzioni al brano curate dall’autore. Il brano è scritto in modo estremamente ordinato e pulito.

A colpo d’occhio la nostra idea era quella di essere di fronte ad un brano spettralista: certo, un’analisi superficiale, ma decisamente funzionale. Se masticate un po’ di pianoforte, saprete sicuramente che ad un primo sguardo Beethoven è riconoscibile da Mozart, da Haydn e, naturalmente, da Chopin, Debussy, Bartok. Ogni musicista con una forte identità compositiva ha anche una forte identità visuale. Ce ne siamo resi davvero conto bandendo il nostro primo Call for Scores: le composizioni più interessanti erano anche quelle banalmente più belle, più strutturate, con più identità grafica.

Un estratto da Talea di Gérard Grisey

C’erano però alcuni elementi che mancavano, tra cui la presenza, appunto, di uno o più spettri riconoscibili. Era una via sbagliata, nonostante la suggestione iniziale. ll mancato accostamento agli spettralisti ci ha però illuminati sebben in maniera tardiva: la breve analisi che segue, cui solo il compositore potrà dare conferma o smentita, non comparirà sul libretto del cd dal momento che è stata scritta solo nel mese di Luglio. Vogliate perdonare questo terribile ritardo: siamo però sicuri che succederà ancora per cui non vi chiediamo scusa.

Ombre, Luci e rifrazione

Shadowns è diviso in quattro parti. Nella prima sezione è evidente come Violino e Violoncello altro non siano che l’ombra proiettata del suono del clarinetto: i confini più sfocati e indefiniti dell’ombra sono probabilmente dovuti all’effetto fisico della rifrazione, ricreata dal compositore attraverso il pulviscolo di gruppi di trentaduesimi. In questa sezione il compositore sembra raccontare una situazione di pieno sole, dove le ombre sono comunque nette e definite. Attenzione però: quest’immagine, frutto solo di una nostra speculazione, non sarà percepibile all’ascolto, ma solo alla vista.

Un estratto di Shadows di Alan And El Monim

Nella seconda sezione abbiamo invece immaginato una situazione di luce completamente differente: le ombre sembrano più pallide, meno profilate e più confuse. È come se un velo di nuvole avesse coperto il sole: le situazioni di non luce sono molto simili a quelle di luce: i colori e le tonalità si confondono, perdono di nitore e di conseguenza lo stesso succede ai suoni.

La seconda sezione di Shadows

La terza sezione sembra invece descrivere una situazione ancora differente: le ombre e la luce si mescolano e diventano una cosa sola. Il clarinetto è un alone che emerge di tanto in tanto da una densa coltre di buio. Abbiamo immaginato che la luce sia in questo caso completamente assente e che l’occhio dell’osservatore fatichi a distinguere aloni di oscurità all’interno di un’ipotetica notte.

La terza sezione di Shadows (più lenta, quasi come un lamento)

La quarta ed ultima sezione è invece pervasa da ombre estremamente nette e contrastate. Abbiamo immaginato alla proiezione delle sagome di alcuni oggetti durante un temporale: il fulmine proietta confini netti e improvvisi che si stagliano con precisione nel buio. Possiamo fare un passo in più immaginando che il Jeté col legno altro non sia che il rumore lontano di un tuono. Il compositore stesso sembra suggerirci questa lettura indicando come Tempo di questa sezione “Come un fulmine”.

La sezione finale di Shadows (più rapida, come un fulmine)

Nello scrivere, ci rendiamo perfettamente conto che si potrebbe scavare molto di più nel lavoro di Abd El Monim: si potrebbe andare alla ricerca delle motivazioni dietro alla scelta delle singole note, si potrebbe cercare una correlazione tra le tessiture e la condizione di luce, si potrebbe scavare nell’utilizzo delle dinamiche a conferma o smentita dell’analisi di cui sopra. Si potrebbe infine andare alla ricerca di altri significati, diversi da quello individuato, e ampliare lo sguardo analizzando i lavori precedenti del compositore. Si potrebbe.

Perché abbiamo scelto questo brano per il Call for Scores?

Shadows è un brano scritto molto bene: la partitura, la notazione strumentale, la coloristica e la densità sono alcuni degli aspetti che più ci hanno colpito. Non conosciamo altra musica di Alan Abd El Monim, ma da queste poche battute traspare non solo la ricerca di un percorso individuale che conduce a risultati sonori molto interessanti, ma anche una conoscenza approfondita degli strumenti musicali.

Shadows è una composizione che fin da subito ci ha colpito per via di una sua particolare densità o, come ha detto Enrico Gabrielli durante una delle nostre riunioni, per la sua apparente monocromia. In verità solo tardivamente abbiamo potuto immaginare che questo brano altro non sia che un catalogo di ombre e quindi di luce. Pieno giorno, cielo velato, notte e temporale sono i quattro capitoli di un piccolo poema sinfonico che in tre minuti scarsi affresca con gesto bello, intelligente, scaltro e brillante un fenomeno fisico che gli spettralisti avrebbero apprezzato solo da un punto di vista scientifico.

Bravo. bravo davvero.

Chi è Alan Abd El Monim?


Alan Abd El Monim, ha studiato ingegneria del suono e musica elettronica presso il SAE institute. Ha intrapreso gli studi di Composizione sotto la guida di Massimo Botter e di Composizione per la Musica Applicata presso la Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado” di Milano. Si specializza frequentando costantemente Masterclass di Composizione. Ha iniziato la sua attività come fonico collaborando con lo studio di registrazione TDMC Recording Studio e Hiroshima Mon Amour di Torino. La sua ricerca musicale e indirizzata con particolare attenzione verso la Musica Contemporanea e l'utilizzo delle nuove tecnologie, dedicandosi alla Composizione di Musica Contemporanea e alla realizzazione di musica finalizzata all'interazione tra arti. Nel 2017 ha vinto il Concorso Internazionale di Composizione Silenzio Musica. Ha collaborato con l'artista Giovanni Oberti, scrivendo due brani dal titolo “Specchi” e “Noccioli” per la mostra personale “La pelle degli oggetti” (Galleria Milano 2019), ha iniziato una collaborazione con il poeta Milo De Angelis, musicando la lirica “A volte, sull'orlo della notte, si rimane sospesi” tratta dalla raccolta “Alfabeto del momento”. Sue musiche sono state eseguite in Rassegne e Festival fra le quali: Percorsi del Sentire – Riccione (Laura Catrani, voce); Luci d'Artista – Salerno, durante la quale ha musicato il monologo “La Maschera della Morte Rossa” commissione dell'attore Andrea Palladino.