Gianluca Tosi, autore dello straordinario Mr. Mah-nà Mah-nà, Piero Umiliani e la sua musica (Bloodbuster edizioni) ha scritto per noi una panoramica sul mondo “library music” in un articolo che sarà contenuto nel booklet della prossima uscita “Lesiman, in arte Paolo Renosto” (19m40s_08).
Buona lettura!
Cologno Monzese, 1973 – Circa una decina di anni prima che Silvio Berlusconi acquistasse glistudi Cinelandia di viale Europa, il violinista, compositore e produttore discografico Armando Sciascia apriva le porte di quei luoghi destinati a dare la luce a produzioni come Ok il Prezzo è Giusto e La Ruota della Fortuna, a Paolo Renosto (1935-1988), compositore fiorentino formatosi nella musica colta e d’avanguardia che dedicò parte della sua carriera anche all’ambito della musica applicata a programmi televisivi o radiofonici, la cosiddetta library music. Erano i plumbei anni Settanta, quelli del piombo, dei dolcevita scuri e degli schermi in bianco e nero. Il monopolio dell’etere e del tubo catodico era ancora saldo nelle mani della RAI, che mediante un micromondo interno di faccendieri, musicisti e operatori dello spettacolo, portava dentro le case degli italiani cultura, divertimento e attualità. Ecco quindi la necessità costante di avere sottofondi descrittivi multiformi con cui far dialogare (o semplicemente su cui far scorrere) immagini e suoni dai soggetti più disparati: dai documentari sul mondo sottomarino, ai reportage sui problemi dell’uomo; dagli sceneggiati televisivi, ai radiodrammi.
Braen, Peymont, H. Tical, Raskovich, Zalla, Narassa, Atmo, sono stati alcuni tra gli innumerevoli eroi musicali di quelle stagioni, compositori che, sotto pseudonimo, si sono dedicati all’attività di sonorizzazione sia perché la maggior parte di loro non ebbe modo di trovare spazio a Cinecittà, sia perché, per quanto considerata da loro stessi una prosaica attività di ‘serie B’, fruttava guadagni sostanziosi e permetteva una libertà creativa a dir poco assoluta.
Per far fronte a questa immensa quantità di musica, sorse in breve tempo un numero impressionante di etichette discografiche, spesso create ad hoc dai compositori stessi: è il caso, ad esempio, della Rotary e della Omicron dei pianisti Amedeo Tommasi e Piero Umiliani, della New Tape del sassofonista Cicci Santucci e della Vedette di Armando Sciascia. E proprio per quest’ultima, Paolo Renosto incise sotto lo pseudonimo di Lesiman dischi di sincronizzazione davvero notevoli, come Here and Now vol. 1 e 2 (1973-1974), un dittico per piccolo organico dominato da ipnotici pedali di basso e magnetici swing di batteria, sopra i quali tastiere e sintetizzatori plasmano loop oscuri e fraseggi evocativi: un mix disarmante di angoscia tensiva e vibrazioni futuristiche. Ascoltando brani come “Colloquio”, “Confronto” o “Moto Centripeto” sembra di galleggiare nel tempo, ma con un peso attaccato ai piedi: una sorta di ‘disagio sospeso’, penetrate e vagamente sinistro, che vorrebbe emergere in un’assenza totale di riferimenti direzionali.
Un ancora più vivido e inquietante senso di spaesamento emerge nelle altre quattro produzioni Vedette, ovvero High Tension vol. 1, 2, 3 e 4 (1973-1978): qui non si levita più nell’aria, semmai si respira a fatica nel vuoto di paesaggi desolanti, immersi nell’atmosfera cinerea e rarefatta di macerie e fabbriche fatiscenti. Già dai titoli delle composizioni si può immaginare a quale tipologia di servizi giornalistici fossero dirette queste musiche rabbuianti: “Ricognizione sulle macerie”, “Incubo di Prigionia”, “Sveglia Tragica” non possono che farci immergere in un’umbratile alba apocalittica scandita da tastiere sferraglianti, tamburi marziali e rintocchi atonali lugubri e ossessivi. Talvolta il fumo si dirada, lasciando spazio anche a qualche momento più mosso e meno disperato, per quanto sempre intriso di un’atmosfera fredda e inquieta: penso ai groove funk-disco di “Irruzione”, a quelli metropolitani di “Milano ‘72” e alle chitarre malinconiche di “Fiaccole di Pino” e “Trepido e Ilare giorno”, che tratteggiano melodie desaturando l’aria dalle scorie oppressive di un mondo in rovina.
Certo Lesiman/Renosto non è solamente Cinelandia e la sua musica non può essere semplicemente derubricata a perfetta colonna sonora per i postumi di un’apocalisse. Il bagaglio di studi e di esperienze che fece all’interno della musica colta è immenso – ebbe come maestri, tra gli altri, Luigi Dallapiccola, Angelo Francesco Lavagnino e Bruno Maderna; si confrontò con il teatro musicale d’avanguardia sperimentando interazioni e manipolazioni tra suoni umani e analogici (Andante Amoroso, 1970) e non perse l’occasione per frequentare anche la musica ‘leggera’, componendo canzoni e lavorando, nel 1963-64, come direttore d’orchestra per la trasmissione RAI Gran Premio, abbinata alla Lotteria di Capodanno.
E poi il jazz tensivo, riflessivo e ‘futuristico’ usato in programmi tv come A come Agricoltura, l‘easy listening del disco Renosto Major (Metropole, 1971), le collaborazioni con altri importanti compositori per piccolo schermo, come Giuliano Sorgini e Romolo Grano, una colonna sonora per il film Irene Irene (1975) di Peter Del Monte... e molto altro.
Ma non serve sorvolare le rovine di un mondo ancora sospeso dentro a un televisore bicromatico per trovare l‘essenza di Renosto/Lesiman: ci hanno già pensato egregiamente quelli di 19’40’’ insieme ai Calibro 35 e all’ensemble Esecutori di Metallo su Carta.
Basta schiacciare play e prendere il volo.
Gianluca Tosi
About ten years before Silvio Berlusconi purchased the Cinelandia studios of Viale Europa, the violinist, composer and record producer Armando Sciascia opened the doors of those places intended to give birth to productions like Ok il prezzo è giusto and La Ruota della Fortuna, to Paolo Renosto (1935-1988), a Florentine composer who studied classical and avant-garde music and who dedicated part of his career to the field of music applied to television and radio programmes, the so-called library music.
They were the leaden seventies, those of lead, dark turtlenecks and black and white screens. The monopoly of the ether and the cathode ray tube was still firmly in the hands of RAI, which with the help of an internal microcosm of fixers, musicians and show business operators, carried culture, entertainment and current affairs into Italian homes. Here is the constant need to have multi-form descriptive backdrops with which to communicate (or simply to accompany) images and sounds from the most disparate subjects: from documentaries on the underwater world, to reportages on human problems, from television dramas to radio dramas.
Braen, Peymont, H. Tical, Raskovich, Zalla, Narassa, Atmo, were some of the innumerable musical heroes of those seasons, composers who, under pseudonym, have dedicated themselves to the activity of soundtracking. The reason for this was that most of them had no way of finding space in Cinecittà, and also because, although considered by them to be a prosaic 'B series' activity, it yielded substantial earnings and allowed them absolute creative freedom, to say the least.
In order to cope with this immense quantity of music, an impressive number of record labels arose in a short time. They were often created ad hoc by the composers themselves: this is the case, for example, of Rotary and the Omicron of pianists Amedeo Tommasi and Piero Umiliani, of the New Tape of saxophonist Cicci Santucci and of the Vedette of Armando Sciascia. And for the latter, Paolo Renosto recorded under the pseudonym of Lesiman some really remarkable synchronization records, such as Here and Now vol. 1 and 2 (1973-1974), a two-part creation for small band dominated by hypnotic bass pedals and magnetic drum swings, on which keyboards and synthesizers shape dark loops and evocative phrases: a disarming mix of tension anguish and futuristic vibrations. Pieces like ''Colloquio", ''Confronto" and ''Moto Centripeto" seem to float in time, but with a weight weighing down the feet: a sort of ''suspended discomfort' penetrating and vaguely sinister, which would like to emerge in a total absence of directional references.
An even more vivid and disturbing sense of disorientation emerges in the other four productions Vedette, or High Tension vol. 1, 2, 3 and 4 (1973-1978): here you no longer levitate, rather you can hardly breathe in the emptiness of desolate landscapes, immersed in the ashy and rarefied atmosphere of rubble and crumbling factories. From the titles of the compositions it is already possible to imagine what kind of journalistic reports were directed at these darkening musical creations: ''Ricognizione sulle macerie" (Sweep on the rubble), ''Incubo di Prigionia" (Nightmare of imprisonment), ''Sveglia Tragica" (Dramatic awake) can only immerse us in a shadowy apocalyptic dawn punctuated by clattering keyboards, martial drums and lugubrious and obsessive atonal chimes. Sometimes the smoke thins, giving way for a for a few moments of movement and less desperation, although always permeated by a cold atmosphere of disquiet: I think of the funk-disco grooves of ''Irruzione" the metropolitan ones of ''Milano '72'' and the melancholy guitars of ''Fiaccole di Pino"and ''Trepido e ilare giorno" which sketch melodies desaturating the air from the oppressive waste of a world in ruins.
Of course Lesiman/Renosto is not only Cinelandia and his music can't simply be pigeon-holedclassified as the perfect soundtrack for the aftermath of an apocalypse. The wealth of studies and experiences he contributed to art music is immense - he had as teachers, among others, Luigi Dallapiccola, Angelo Francesco Lavagnino and Bruno Maderna; he confronted the avant-garde musical theater experimenting with interactions and manipulations between human and analog sounds (Andante Amoroso, 1970) and did not miss the opportunity to attend also the 'light'; music, composing songs and working, in 1963-64, as conductor for the RAI Grand Prix program, combined with the New Year's Lottery.
And then the tense, reflective and 'futuristic' jazz used in TV programs like A as Agriculture, the easy listening of the album Renosto Major (Metropole, 1971), the collaborations with other significant composers for small screens, such as Giuliano Sorgini and Romolo Grano, a soundtrack for the film Irene Irene (1975) by Peter Del Monte. . . and much more.
But it is not necessary to fly over the ruins of a world still suspended inside a two-colour television set to find the essence of Renosto/Lesiman: those of 19'40'' have already thought of it very well together with Calibre 35 and the ensemble Esecutori di Metallo su Carta Just crush play and take off.